Il concetto di cloud computing è senza dubbio meno complesso di quello che potrebbe sembrare, ma partiamo dall’inizio, sino ad oggi noi siamo abituati ad eseguire software residente “fisicamente” sul nostro personal computer, ovvero siamo abituati ad accendere il calcolatore e a eseguire software per redigere documenti, visualizzare filmati, modificare un’immagine e altro ancora…
La differenza però è data dalla connettività più o meno necessaria ad internet, se ad esempio ridigiamo una documentazione con un word processor possiamo farlo offline ma se ad un certo punto abbiamo l’esigenza di spedire via mail tale documento ecco che si palesa la necessità di essere connessi a internet. Il cloud computing stravolge questa successione di regole, introducendo un nuovo concetto, per cui se si deve redigere un documento non si lancerà un word processor ma si aprirà il browser e si punterà verso uno specifico indirizzo web.
Ci troviamo di fronte al concetto nuovo di Web Applications ovvero applicazioni web, la potenza di elaborazione necessaria al computer è quella dovuta per eseguire il browser: Internet Explorer, Firefox, Opera o Safari, il resto è demandato al lato server. Questo chiarisce ciò che Eric Schimdt voleva dirci con l’affermazione “Il browser è il computer”.
Detto ciò, dobbiamo analizzare pro e contro di un simile approccio, tra i vantaggi troviamo senza dubbio la sicurezza, si limitano, e di molto, i rischi della perdita di dati importanti, poiché i dati vengono gestiti dalle aziende che forniscono il servizio, con un livello di monitoraggio e manutenzione decisamente superiori a quello che un qualsiasi utente potrebbe permettersi. Esisteranno quindi differenti data center che manterranno in linea diverse copie di sicurezza dei nostri file. Tra i vantaggi troviamo enormemente facilitato il lavoro di squadra, poter condividere documenti e file di lavoro, di qualsiasi genere, con altri utenti membri dello stesso gruppo di lavoro a termini di fruibilità a dir poco eccezionali, è possibile modificare, ampliare e rivedere il lavoro fatto dai colleghi e rendere disponibili a tutti le modifica e miglioramenti apportati, questo è quello che, per esempio, sta alla base di Google Wave.
Potremo inoltre lavorare con hardware meno “estremo” ed utilizzare per più tempo e con maggiore fruibilità personal computer meno potenti o meno giovani. Il che si traduce in un risprmio di quattrini per aziende e privati, che possono investire meno e fruire dell’investimento per maggiore tempo.
Ci sono anche dei lati negativi, o per lo meno possono essere percepiti come tali, uno su tutti è la legalità e i criteri di riservatezza legati all’utilizzo di un servizio cloud. Quando accettiamo i termini di licenza affidiamo i nostri “importantissimi” dati nella mani di una società che ne deve garantire un uso non improprio. Se i server dove abbiamo depositato il nostro lavoro venissero violati ci troveremmo in un bel pasticcio… D’altro canto però, vero è che se violare i server di Microsoft o di Google è impresa ardua, violare il network di una piccola rete aziendale o addirittura forare la sicurezza di un “misero” computer “a bagno” nel mare di internt è impresa assai più semplice e alla portata di un maggior numero di “utenti male intenzionati”, come li chiama Microsoft…
Sempre per ciò che riguarda la sicurezza dei nostri dati, ci troviamo davanti l’affidabilità assoluta o presunta tale del fornitore del servizio cloud, spesso le condizioni di erogazione del servizio possono cambiare a discrezione del fornitore e questo potrebbe rivelarsi un problema qual’ora si volesse definire veramente il livello di “proprietà” dei dati stessi, non è un servizio cloud, ma andate a leggere come, ad esempio, facebook considera le foto che vengono caricate al suo interno. Anche in una ipotetica causa legale dove l’interesse a fornire o meno la documentazione digitale potrebbe altalenare, si potrebbe essere, per cosi dire scavalcati, nel proprio diritto rivolgendosi direttamente al provider…
I servizi di cloud computing offrono cmq uno spazio “disco” di solito limitato a qualche giga e sopratutto per proffessionisti e aziende di una certa grandezza potrebbe rivelarsi un problema insormontabile… Tornando al discorso dei costi, se da una parte limitiamo i costi in termini di hardware dall’altra dovremo per forza investire maggiormente in termini di connettività, in quanto va da se che dovremmo essere costantemente connessi ad internet per fruire dei servizi cloud…
Apparentemente gli svantaggi superano i vantaggi di misura, e forse è proprio cosi, ma dobbiamo tenere a mente che siamo di fronte ad un conetto del tutto nuovo e ancora in fase di crescita, gli utenti privati però potrebbero avere convenienza nell’uso di questo genre di applicazioni web, cosi da mantenere in ordine e al sicuro i propri dati, magari evitando di affidare a terzi quei dati “troppo” sensibili, sino a quando non si arriverà ad una maggiore chiarezza e definizione nelle regole del gioco.
Come la maggior parte delle cose anche il cloud computing ha dei costi, esistono infatti dei costi di manutenzione del servizio che i fornitori devono affrontare, mantenere lo storage, la sicurezza e il livello delle applicazioni adeguato, non è certo cosa gratuita, uno dei metodi più remunerativi e senza dubbio la pubblicità, che sacrifica alcune centinaia di pixel dai nostri monitor per portarci i classici “consigli per gli acquisti”. Sotto questo aspetto Google è decisamente in vantaggio sugli altri in quanto assorbe una quantità di denaro dalla pubblicità sul web, da potersi permettere di essere meno invasivo.
De facto però il cloud computing è già molto utilizzato da tutti noi, credo a questo punto, più consapevolmente, basti pensare ai servizi di web mail, ma anche a strumenti di condivisione di immagini come fickr o meglio ancora picasa, possiamo operare su documenti e fogli di calcolo con Google Docs e modificare immagini con Photoshop.com, insomma ce n’è un po’ per tutti i gusti… Esistono numerosi servizi di questo tipo, e anche di tipologie differenti, come ad esempio il backup dei dati personali, su quest’ultima tipologia mi sto adoperando per stilare un elenco dei più “blasonati” :D.
In finale merita senza dubbio una citazione l’ingresso di Microsoft in questo “cloud world” con il suo cavallo di battaglia: Office 2010 che presto sarà fruibile gratuitamente dal web. Per MS si tratta di annuncio e di una scelta a mio avviso epocale, proprio loro araldi della suite per l’ufficio in locale, che hanno basato gran parte della loro fortuna proprio su questo, basti pensare alla suite Lotus disponibile su Windows 95… Microsoft Office è un brand, un prodotto conosciuto da milioni di utenti in tutto il mondo, lo sbarco sul web farà si che altrettanti milioni scoprano e tocchino con mano il cloud computing, questo porterà ad un cambiamento radicale nello sviluppo futuro della piattaforma office da parte di Microsoft…
Il cloud computing apre la strada ad un nuovo scenario che da qui a pochi anni a venire potrebbe regalarci un panorama informatico completamente rinnovato, hardware più performante perche meno stressato software gratuito e completa fruibilità e condivisione, Google annuncia il suo sistema operativo, si chiamerà Chrome OS e non Google OS, ha all’interno del nome il nome del browser, perché il browser sarà il computer…
La corsa all’innovazione tecnologica è in atto… E non me la voglio perdere…